La Slovacchia chiede di dividere le classi scolastiche per separare i volonterosi studenti da tutti i bambini disadattati. Soffrendo da decenni un grave insediamento Rom nell'intero paese, viene anche descritta un paese 'razzista' in quanto gli unici disadattati si sono dimostrati solo i Rom.
Qualche tempo fa, una curiosa notizia ha fatto impazzire il web : la Slovacchia diventa razzista, separando le classi scolastiche in due - i Rom e i non Rom. L’articolo accusa il popolo slovacco del ritorno di una specie di Apartheid, segregazione razziale, come ai tempi in Namibia. Ma non si diceva “ Se accuso una persona di un crimine, sono io che devo fornire le prove, non deve essere lei a dimostrare che non è vero, altrimenti io sono un diffamatore o un calunniatore ? "
Perciò il divulgatore della notizia - più che un obiettivo e informato giornalista- svolge in questo caso solo il ruolo di un traduttore automatico alla ricerca di notizie choc. Di sicuro non è ne un giornalista, ne un cittadino slovacco empirista che ha, come me e come tanti, convissuto con i Rom. Ma piuttosto uno per cui la parola ‘ Rom ’ rappresenta quella figura al semaforo con la bottiglietta in mano e l’eterna frase “ ho tanti bimbi e tanta fame “, uno che, smollando 50 centesimi, si sente meno razzista di noi slovacchi. Qualcuno gli dica che il vero razzismo non è separare le classi scolastiche per adeguare i livelli di studio alle esigenze dei bambini che non parlano lo slovacco, ma non vedere l’ora che scatti il verde del semaforo e sparire dopo il nobile gesto dell’elemosina.
Perché è facile giudicare se l’unico assedio Rom presente in Italia è agli incroci; un po’ più complicato quando la Slovacchia ha più assedi che incroci.
Per fortuna, insegnanti stranieri e lavoratori residenti in Slovacchia, hanno subito chiarito la vera situazione e il pensiero del popolo slovacco riguardo alla ‘ separazione ’ - la Slovacchia non sta cercando di separare i Rom dal popolo, ma tutte le persone asociali, problematiche e inadeguate dal resto. ( Che poi il ‘ resto ’ equivalga ai Rom, non è un caso : la Slovacchia è piena anche di asilanti politici prevalentemente vietnamiti, ungheresi, ceceni a altro; raramente si son rifiutati di integrarsi nella società. )
Per chi anche dopo l’ultima affermazione storce perplesso il naso, è invitato a leggere fino in fondo questo articolo.
Premessa : non sono razzista, ammiro la cultura Rom, che ha tanto da dire al nostro esasperante individualismo.
Ma la prima regola di una comunità che vuole integrarsi nella società è accettare le regole di questa, e non il contrario. M a tanti Rom fa comodo questa emarginazione, perché lamentarsi delle mancanze giustifica il loro comportamento, perché rinforza la loro comunità, i loro diritti e di conseguenza le loro pretese. E sono furbi, molto furbi : nonostante non sappiano ne leggere ne scrivere, conoscono a memoria i codici civili e penali, in quanto l'attività illegale e lo scappare dalla giustizia fa parte dei comandamenti della loro filosofia di vita, del loro mantra “ Vivi e lascia rubare. “ Per non parlare dei diritti che pretendono con insistenza, tralasciando però i doveri di ogni cittadino.
Il mio paese conta cinque milioni di abitanti, di cui oltre settecentomila Rom, anche se è impossibile contarli con precisione in quanto i parti avvengono - per scelta loro - nei propri villaggi. Su 2883 cittadine e paesini, oltre 800 sono diventate puramente Rom, assediati con prepotenza. Per quanto riguarda la loro presenza e i problemi da essa derivanti, ci batte solo la Serbia, cui 44% di criminalità ( sequestro, vendita/acquisto organi, abusi sessuali e fisici quali sfruttamento, incesti, prostituzione, furti ) è causata proprio da questa razza.
Sono nata in una regione incorniciata dai campi Rom e ci ho convissuto quotidianamente. I pochi Rom che hanno deciso di frequentare la scuola, non hanno mai sofferto gli attacchi razziali, maltrattamenti e insulti ne dalla parte degli alluni ne dei professori. Erano tre in tutta la scuola a studiare, gli altri mille e passa aspettavano davanti alla scuola per privarci di bici, paghette, matite, cappellini, merende. Certo, nulla di vitale importanza : ma all’epoca del comunismo tutti facevamo fatica a sopravvivere, e nessuno degli alunni rubava agli altri. Ma per loro il rubare rappresenta una specie di diritto, una specie di ‘ togliamo ai ricchi per dare ai poveri ’, anche se alla fine era più un ‘ togliamo ai poveri per dare a noi stessi ’, perché intanto erano i loro genitori a vantare i sorrisi luccicanti con i denti in oro puro. ( I capi villaggio/famiglia, persone di una specie di ‘ casta ’ superiore, per sottolineare il loro status venivano da mio padre per farsi togliere i denti sani e sostituirli con quelli d’oro. Portavano i denti precedentemente appartenenti a persone decedute, o denti acquistati dal becchino della città che li toglieva ai morti e rivendeva ai Rom che a loro volta li facevano sciogliere e rifare su misura. )
Eppure, nessuno di noi, dei ‘ bianchi ’ s’opponeva a questi furti che avevano come scopo tenerci sotto ciabatta psicologicamente- tutti sapevano che prendersela con uno di loro sarebbe come prendersela con la razza intera. Quasi quasi invidiavo il loro esser uniti nel bene e nel male.
La mia migliore amica era Rom; lei stessa si teneva alla larga dalla propria comunità, cercando di differenziarsi dalla loro cultura, tradizioni, stile di vita, igiene - il che le costò una vero e proprio esilio e presto divenne una vittima di scippo come tutti i bianchi, addirittura la più bersagliata, per punizione. E’ banale ricordare che non è il colore della pelle che determina certi atteggiamenti, ma quando nove volte su dieci è un Rom a molestarti sessualmente quando attraversi il parco, quando sono le famiglie Rom che fanno chiudere l’unica piscina comunale perché si tuffano vestiti e con le bici ( sempre le nostre, quelle rubate e riverniciate ) per un lavaggio completo, quando sono i Rom a smontare i rubinetti dei bagni per i pazienti di tuo padre...beh, un dubbio ti viene.
Eppure, la Slovacchia continuava e continua a non discriminarli, a offrire loro innumerevoli possibilità di inte(g)razioni. Ho meno diritti io da cittadina europea lavoratrice in regola in Italia che loro, nomadi, a casa mia : votano, percepiscono l’aiuto economico dallo stato, case gratis, assistenza sanitaria, educazione e tanti altri aiuti. Mai a nessun Rom è stato negato un posto di lavoro ( ma questo probabilmente perché mai uno ha chiesto di lavorare ... ), e mentre in Italia ancora il caso ” Mendez-la prima Miss italiana di colore ” è unico nel suo genere, da noi qualsiasi persona e razza abbia voglia di fare, partecipare, decidere, viene accolta. Un banale esempio possono essere l’X Factor vinto da una Rom, un altro Rom nel parlamento, il direttore del liceo Rom, un gruppo musicale Rom che ogni volta che fa un concerto, viene supportato e applaudito dai ‘ bianchi ’. ( E bene sì, anche in questo caso, i Rom preferiscono stare arrampicati sugli alberi fuori dallo stadio per non pagare il biglietto. )
A un certo punto, per agevolare la comunità , convivenza, contribuire alla loro evoluzione e facilitare la loro integrazione, lo stato decide di assegnare un tot di appartamenti di ogni stabile alle famiglie Rom - un processo logico, un po’ come fare vivere un cucciolo di lupo con 27 cani per fare in modo che addotti la loro vita, più organizzata e meno selvaggia. Ma succede che le case assegnate, pagate loro dallo stato, scoppiano di parenti, bambini ( più se ne fanno e più lo stato contribuisce ), e trenta persone in un bilocale cominciano a distruggere, rubare e attaccare i propri elettrodomestici alla nostra corrente. A svaligiare le cantine rubandone persino le porte con cui fare il falò durante le grigliate fuori dal palazzo. L’invasione di roditori, insetti, pulci e pidocchi è il disturbo minore.
In pochi mesi, i ‘ bianchi ’ , per non diventare ‘ lupi ’, scappano e cambiano casa, e lo stato non li aiuta.
Perciò la non-integrazione dei Rom è una loro scelta dovuta alle convinzioni.
Il problema è che le comunità Rom adottano dei codici comportamentali i quali sono in molti punti confliggenti con quelle delle comunità gadzo ( la loro definizione di tutte le razze sedentarie, ovvero non - Rom ). Considerano lecite tutte le attività criminali se non compiute contro altri appartenenti al gruppo, e quindi integrare un Rom senza che questo rompa il legame che lo vincola al gruppo si rivela un’utopia.
Questa etnia causa dei problemi culturali, economici e sociali paragonabili a due terremoti di Aquila annuali (per un paese di cinque milioni di abitanti, non è assolutamente poco).
Quelli di loro che hanno abbandonato la mentalità tribale della loro etnia ( a causa della fede, influenze positive e negative, adozione… ) hanno dei problemi veramente minimi per essere accettati dal resto della società anche se il costo è essere espulsi dalla propria etnia. Con quelli che crescono nella loro società parallela che non riconosce le leggi statali, civili, ( la carcerazione nella loro mentalità è il percorso integrante dell’essere Rom ) rifiuta il lavoro, l’educazione, i principi base della igiene… l’accettazione da parte della maggioranza è perciò difficile. In Slovacchia, a differenza del resto del paesi del mondo, si vive una situazione particolare, visto che questa etnia è divisa in sette tribù che vivono ciascuna in modo peculiare la loro mentalità, hanno lingue diverse e sulla scala di integrazione queste diverse tribù si posizionano dal gradino più alto socialmente benvenuto fino a quello più basso.
Integrazione per loro è perdita di appartenenza e cultura-perciò vogliono leggi su misura.
Una madre Rom dei due figli ritrovatisi questo anno in una classe separata sporge denuncia all’Amnesty International di Ginevra agitandosi perché se ‘ i suoi figli vengono separati, non impareranno mai lo slovacco.’ La domanda nasce spontanea : perché, a sette anni, non lo parlino già, vivendo in Slovacchia ? L’Amnesty International risponde : il motivo per cui si trovano separati è perché sono Rom. Non doveva essere un'associazione che lotta contro le discriminazioni, invece di alimentarle ?!
Nulla di più falso, in quanto nel mio paese le classi separate son sempre esistite e si son rese necessarie perché alcuni giovani di sei anni, quando arrivano al primo anno di scuola, non parlano ne lo slovacco ma spesso neanche la lingua del loro paese e della loro tribù in modo sufficiente, a causa dell’assenza dell’interesse dei loro genitori. Non hanno mai visto il bagno, non sanno che cos’è l’acqua calda, sono malnutriti, in balia di malattie infettive e presenza di parassiti causati dalla scarsa igiene. La soluzione perciò è pensata non per l’etnia Rom ma per le persone non integrate per prepararle alla coesistenza sociale accettabile.
L’articolo dice anche che non tutte le scuole li separano ma la verità e che sono pochissime quelle che lo fanno. Generalizzare l’accaduto e far passare l’intero paese come terzo mondo è veramente vergognoso - non è perché il figlio di Bossi si è comprato una laurea in Albania che i paesi confinanti dovrebbero scrivere “Italia ignorante ”.
Evito di ricordare che in Italia, le classi separate non per i Rom ma addirittura per gli stranieri in generale, esistono da parecchio e si basano sulle stesse necessità di poter offrire un’educazione completa in lingua italiana a chi è in grado di capirla, chi dimostra volontà di imparare e adeguarsi alla società che lo ha accolto.
Vivo in un quartiere di Milano in cui i posteggiatori ovvero i Rom abusivi mi obbligano a pagare per farmi parcheggiare sul posto condominiale che per diritto mi spetta e che pago già al comune. Eppure, le poche volte che non avevo voglia di mentire e dire ‘ non ho la moneta ’ e ho detto ‘ ma perché mai dovrei pagarti ?! ‘, mi sono trovata il vetro della macchina rotto.
Ciò nonostante, finendo questo articolo, mi sono sentita leggermente in colpa nei loro confronti e ripensavo al detto Rom :
“ Sikhav gadžeske, kaj sal manuš, jov tuke sikhavela, hoj the jov hin manuš.”
( Fa vedere a un Rom che sei un esser umano, e lui ti fa vedere che lo è anche lui. )
E allora scendo giù con un grande sorriso e un cartone pieno di vestiti, messi da parte apposta per i bisognosi. Avvicino la numerosa famiglia perennemente incinta e le faccio vedere il mio lato umano regalandole il necessario per la stagione in corso. Il detto non sbaglia - anche loro mi hanno dimostrato di essere solo degli esser umani, dicendomi :
“ Zzzì ok va bene vestito ma tu non avere dieci euro da dare ?!! “
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