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Nei giorni a venire, constato che il Libano è un Paese sorprendentemente onesto. E' così come lo vedi, nel bene e nel male. Nella sua sporcizia, nei sui ratti che si contendono la spazzatura con i nomadi e rifugiati, nei clacson misti alle preghiere che risuonano a tutte le ore. Non promette. Eppure, nemmeno per un secondo avrai fame, ti sentirai in pericolo, perso, fuori luogo, fregato o straniero. Non delude. Né ti sorride per fregarti dopo. E' molto fiero. Ma tu, offrigli un pezzo di te e ti ridarà indietro un'intera altra te!
I quartieri sono molto diversi tra di loro, e in una giornata si ha l'impressione di attraversare 4 nazioni: dal quartiere burqa no-alcool islamico, al quartiere con i più innovativi e forniti cocktail bar futuristici, scena gay, ragazze stile europeo con tacchi a spillo e minigonna, giovani studenti internazionali, discoteche modernissime e cocaina ovunque, fino al quartiere pericoloso, sconsigliato, con minoranza religiosa e alta criminalità. Anche in questo apparente disordine trovo un certo ordine - la città è quasi divisa a temi da una linea invisibile, e almeno uno sa da subito dove sta mettendo il piede.
Di base, viene tollerato tutto, ma bisogna naturalmente attenersi a un minimo di buonsenso, e anche il peggior osservatore dovrebbe notare che se non assiste a effusioni in pubblico, è perché probabilmente non sono gradite. Anche per chi è amante dello shopping, ce n'è per tutti i gusti: fiere esposizioni di merce contraffatta abbelliscono le vetrine, ma i più interessanti rimangono i piccoli negozietti con alcuni capi spiritosi, originali e economici. Il must, per me, rimangono i baracchini che vendono i loro meravigliosi oli profumati che vanno dall'oud al muschio bianco o il famoso gelsomino. Altrettanto, da non perdersi assolutamente il vero sapone siriano di Aleppo, un miscuglio di oli essenziali di una purezza disarmante. Lo trovate nei baracchini ricoperti di polvere, laddove vi sembrerà che oltre alle calamite, cianfrusaglie dorate e il proprietario in fin di vita, non ci possa esser altro.
Ricordatevi: trattate. Trattare il prezzo, a meno che non siate da Gucci con cartellini esposti, è un'usanza e ci si aspetta che lo facciate. Fatelo anche se trovate che il prezzo proposto sia già basso di suo, come lo è la maggior parte delle volte. E se i venditori vi giureranno su Allah e i loro nove figli che il prezzo che vi stanno facendo è il più basso o che addirittura ci stanno rimettendo, voi non credetegli :)
Un fatto inaspettato di questo paese che alterna vie supermoderne a palazzi e strade segnati coi mitra, non sono solo i suoi abitanti che variano dall'uomo tatuato a colui con il ‘callo della preghiera’ sulla fronte; sono anche le tantissime donne rifatte. Non ci si aspetta che in un paese cui priorità sono molto più semplici dell'Europa viziata, le donne possano investire in chirurgia plastica. Ben presto però scopro che mentre in Occidente rifarsi è più un segno di insicurezza e di voler a tutti i costi assomigliare a chi con quell'aspetto ha già dimostrato successo, qui è più uno status symbol per comunicare "posso permettermi un'operazione chirurgica." Un po’ come quando anni fa, nell’Europa dell’Est, post-abbattimento del muro, sono arrivati i trend esteri di un mondo fino ad allora sconosciuto e ci si conciava senza criterio, ostentando scritte e marchi per mostrare che ‘anche noi eravamo finalmente al passo col presente.’
Ed è così che vedo sfilare decine e decine di ragazzine, perfettamente incastrate nel velo che contorna il loro altrettanto perfetto viso di porcellana, pelle radiosa, sopracciglia disegnate, lenti colorate, l'immancabile kajal nero sull'occhio, labbra gonfiate di Botox, zigomi alzati, e i nasini alla francese più piccoli e armoniosi che io abbia mai visto. Il loro momento più soddisfacente è post-operazione: possono ancora esibire il cerotto sul naso, così che assolutamente tutti siano al corrente delle loro possibilità economiche, della loro appartenenza alla upper-class. Succede persino che alcune donne si mettano il cerotto così, tanto per, giusto per far credere che anche loro abbiano potuto subire un intervento. Mi fanno molta tenerezza , ma non le giudico - noi in Europa facciamo cose ben più malsane.
Con una certa ammirazione noto anche che mentre le giovani sono un po' 'sfatte', le donne tra i 40 e i 55 anni mantengono un aspetto veramente invidiabile: dalla forma fisica, allo stile, comportamento, classe, fino all'estetica.
Tralascio a malincuore il capitolo 'Cibo'; non credo che un'erbivora che distingue solo il pollo dal salmone possa scrivere capitoli utili sugli alimenti. Elogio indubbiamente la cucina libanese per la sua varietà di piccoli antipasti, perché trovo fantastico poter assaggiare più sapori contemporaneamente invece di doversi accollare per forza un prosciutto e melone o un'intera caprese. Potrei letteralmente vivere solo di antipasti libanesi, e in un menu del ristorante ne conto ben 62, tutti diversi tra di loro e quasi tutti vegetariani a base di tahina, ceci, yogurt, menta etc. La breccia nel mio cuore l'ha fatta Moutabal.
Per chi ha tempo, è facile spostarsi con i mezzi pubblici verso una qualsiasi meta libanese. Per chi ha soldi o si trova in compagnia di altri viaggiatori e può dividersi il costo di un autista con la macchina, è facile reperirne uno alla reception dell'albergo o sui vari forum online. Tenere bene in mente di optare per una macchina con freni funzionanti e gomme non consumate, in quanto anche nelle giornate apparentemente calde ci si può ritrovare ad attraversare monti con metri di neve. Prendere in considerazione anche i frequenti checkpoint militari, che rallentano il traffico e allungano la gita di tanto. (Un esempio di costo per un van con l'autista: Beirut-Baalbek-Anjar-Beirut cca 120 dollari tutto compreso, a macchina.)
Mentre risalgo sull'aereo, l'ormone della felicità si mischia alla soddisfazione e a un po’ di tristezza, stanchezza arretrata, e dei flashback impregnati di emozioni. So che quando al rientro mi peserò, mi mancheranno 90 grammi di cuore che ho lasciato qui.
Mai un semplice tramonto in solitudine ha avuto più significato di oggi, mai un cappuccino di Starbuck's che accompagnava il mio Addio, Libano, è stato così amaro. Mai un paese in cui le limousine dei ricchi sfrecciano sulle strade e schizzano l'acqua sui senzatetto scalzi mi ha conquistata come questa volta.
Mai … fino alla prossima destinazione.